IDENTIKIT

Luogo
Hausham, Germania – Destillerie Lantenhammer
Prodotti
Whisky, Liquore
Curiosità
Il nome del cutter in cui matura Sild Crannog è ispirato alla celebre ballerina tedesca Gret Palucca, nota per trascorrere le sue estati sull’isola di Sylt

IL BRAND

Un viaggio in Germania che profuma di Scozia

“Se non possiamo immagazzinare sulla terraferma, allora andremo in acqua. Abbiamo bisogno di una nave su cui il whisky possa maturare”.

Così nel 2021 Alexander Sievers, commerciante ed enotecario sull’isola di Sylt varò la sua bizzarra idea di ospitare sul “Gret Palucca”, cutter del 1941, botti di whisky da cento litri selezionate a mano per la sua dondolante scuola di maturazione.

Se il vantaggio era economico (i costi di stoccaggio a terra a Sylt
sono insostenibili), oggi il risultato è Sild Crannog, un single malt
d’insostenibile bontà. Prodotto con malto d’orzo e acqua di sorgente dell’isola di Sylt, ha raggiunto la sua perfezione su una nave, trasformando il vento salmastro, le onde regolari dell’attracco, l’ambiente tempestoso dell’isola, nel suo carattere formidabile.

Ottocento chilometri più a sud c’è Sild Heritage 28, whisky single malt distillato non lontano da Monaco di Baviera. Tra un whisky e l’altro c’è dunque l’intera Germania: uno spazio coperto in un baleno, come nelle favole, dalla comune passione di Alexander Sievers, l’isolano, e Florian Stetter della distilleria Lantenhammer fondata a Schliersee, ai piedi delle Alpi bavaresi, nel 1928.

È ancora una volta una storia di pionieri, un film di spavalderia, visioni geniali e idee azzardate. Insieme, Sievers e Stetter hanno creato con il progetto Sild una via di comunicazione creativa per raggiungere la migliore qualità e una sicura unicità.

LA GAMMA

German whisky e Williams Liqueur

La gamma Lantenhammer si compone di due incredibili whisky, Sild Crannog e Sild Heritage 28, e il liquore alle pere Williams.

Sild Crannog affina almeno 3 anni nel cuore della Gret Palucca, nave turistica dell’isola di Sylt, al confine con la Danimarca.
Elegantemente complesso, con note di malto, torba e un leggero aroma marino. Seguono sapori speziati di pepe bianco.

Sild Heritage 28 è un whisky che matura per almeno tre anni in botti di rovere bianco. Corposo, intenso e speziato, con note complesse di frutta matura e rovere leggermente tostato.

Williams Liqueur viene prodotto con pere Williams provenienti dall‘Alto Adige (conca di Bolzano), d’alta quota in Val Venosta, vicino a Schlanders, e dalla Franconia vicino a Volkach. Bouquet fantasticamente fruttato con una meravigliosa fragranza e una leggera dolcezza.

 

I PRODOTTI

Le Bottiglie

Sei un appassionato e vuoi provare questi prodotti?
Ordina dal nostro shop on line!

Acquista i prodotti

Lantenhammer

Parliamo di

Champagne

Cose che non abbiamo ancora fatto con lo champagne:

berlo in una scarpetta tacco dodici, stappare la bottiglia con una spada da ussaro, sprecarlo sul podio di una qualsiasi gara motoristica, riempirci la vasca da bagno, chiamarlo spumante, cucinarci il brasato, dimenticarlo a casa di qualcuno, dimenticarlo in taxi, dimenticarlo.

Lo champagne è un’ottima cura per la memoria, non c’è coppa che non si riempia subito di ricordi, anche di ricordi che non avete mai avuto ma vi sarebbe piaciuto avere. Napoleone e Čechov non bevevano, se non un poco di champagne. Il primo per ricordarsi delle vittorie ancora da ottenere, il secondo per ricordarsi delle parole ancora mai scritte.

Parliamo di

Vini e Vermouth

È il 1968 e lo scrittore Mario Soldati parte per un suo ‘viaggio in Italia’ incontro a vigneti e cantine, alla ricerca della verità del vino.

Ne uscirà un bel libro

Quel mondo è oggi cancellato ma di quel libro resta viva l’idea del vino come poesia che si gusta meglio, e si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo.

È una frase molto citata, ma a volte non serve essere originali.

Per completarla si può dire che il vino non è che il verso di un poema più ampio che comprende terre, culture, popoli e persino poeti di molte parti del mondo.

Cercare la verità del vino – che abbia la dolcezza seduttiva di quelli liquorosi o la fresca giovinezza dei bianchi marini, il saldo carattere dei rossi pensosi o l’aromatica complessità dei vermouth – per offrirne la bellezza (con moderazione) ci sembra un compito meraviglioso.

Parliamo di

Mixology

Philip Marlowe è un investigatore tutt’altro che sentimentale, e quando sorride sembra un lupo. Almeno quando a interpretarlo è Humphrey Bogart. Le sue sono storie nere. Ma beve volentieri il ‘succhiello’ (Gimlet, per chi detesta i gialli), un cocktail fortificato dal gin e benedetto dalle note solari di cedro e lime. Questa è la nostra idea di mixability. Uno sciroppo non è uno sciroppo, ma è parte del tutto come avrebbe detto un maestro zen e il Paese delle Meraviglie

— quello dove la verbena, il bergamotto o il gelsomino, il lampone o la menta sono sapori liquidi —

per essere apprezzato dev’essere mescolato, inventato, dimenticato e inventato di nuovo. Questa era anche l’idea di Alice, una bar tender coi fiocchi.

Parliamo di

Amari e Liquori

Abbinare colori, abbinare amori, abbinare aromi, abbinare profumi, abbinare emozioni, abbinare eccezioni, abbinare temperature, abbinare temperamenti, abbinare impressioni, abbinare memorie, abbinare convenzioni, abbinare trasgressioni.

Sublimare e mescolare.

Certi liquori sono come il diario di un naturalista che si aggira la mattina nel suo orto botanico e spia la maturazione delle essenze, l’intensità delle fragranze, l’empatia degli effluvi. Sa che niente di quello che vede e apprezza domani sarà uguale e si sforza di fissare sul foglio il momento perfetto in cui un fiore e un arbusto sembrano fondersi in una sintesi toccante e per sempre nuova.

Parliamo di

Rum

Rum rhum ron ron!

Sono le fusa di un gatto disteso sul cassero di teak del San Antonio, l’ultimo galeone di Capitan Kidd in rotta per Barbados. Se ne sta ben attento che l’ombra delle colubrine non gli tolgano il sole, ma provateci voi a dormire tranquilli mentre fioccano i proiettili, il mare si gonfia come un’acciuga che fa il pallone e i pirati urlano come diavoli.

Ci vorrebbe un buon sorso di rum che sappia di vaniglia e caramello o di biscotti al burro e frutta tropicale o spezie e legno dolce.

Basta aprire gli occhi e seguirci nelle nostre esplorazioni tra le isole e i secoli, a bordo di un’amaca.

Su, non fate i gatti.

Parliamo di

Agave

Come in ogni mitologia la storia di tequila e mezcal inizia da una dea, Mayahuel, generosa e materna.

È lei a manifestarsi nelle forme dell’agave dalla polpa ricca d’acqua, che nel deserto diventa una manna biblica per gli assetati. I sacerdoti la facevano fermentare e la bevevano per parlare con gli dei più loquaci. Quando Hernán Cortés entrò in Messico nel 1519 e si accorse che il brandy portato dalla Spagna era finito, grazie ai suoi alambicchi trovò nell’agave una fonte abbondante per ritrovare il suo spirito.

Quattro secoli dopo e dopo anni di scorribande rivoluzionarie, nel 1914 a Città del Messico s’incontrarono Emiliano Zapata e Pancho Villa. Zapata veniva da sud, terra di mezcal, e Villa da nord, terra di tequila. Ma neppure Mayahuel riuscì a metterli d’accordo.

A noi restano una storia, la nostalgia della revolución e i magnifici doni dell’agave.

Parliamo di

Gin

Il gin ha nel nome l’anima balsamica di una pianta officinale, il ginepro, e l’ombra alchemica di un jinn della tribù persiana dei folletti, naturali amici dell’uomo.

Per questo in ogni bottiglia sta al sicuro un vero ‘genio’, impaziente di tornare libero. Bevanda terapeutica nelle mani di Dioscoride, medico di Nerone, o dei dottori della Scuola salernitana, conforto di monaci ortolani e distillatori, lenimento alle epidemie medievali, coraggio dei cavalieri olandesi nella guerra dei trent’anni, il gin si è avventurato presto nel mondo, e noi nel mondo abbiamo inseguito le sue interpretazioni più segrete e meraviglianti.

Consolazione per lo ‘spirito’ dei marinai è la risorsa elettiva per i cocktail, tra tutti l’Hemingway Martini che del vermouth vuole solo uno sguardo. La proporzione di 15 parti (di gin) a 1 fu ispirata dal generale Montgomery cui piaceva bere bene e vincere facile (era quello per lui il giusto rapporto tra amici e nemici in battaglia).

Parliamo di

Spirits

Gli spiriti eletti non è detto che stiano sempre seduti su una nuvola. Qualche volta è più ragionevole cercarli in certe preziose bottiglie dalle forme seducenti, a volte austere a volte esotiche.
Essere attenti investigatori dell’arte
distillatoria piuttosto che di quella oratoria,

non significa solo conoscere meglio Zosimo di Panopoli (leggendario inventore del primo alambicco) che Cicerone (sicuro autore di 58 orazioni), ma imparare un paesaggio dal colore del saké, riconoscere una musica nell’intensità della vodka o vedere i profumi di un secolo nelle sfumature dell’armagnac

Il silenzio favorisce la degustazione,

questa favorisce la parola, che favorisce la comprensione.

Parliamo di

Whisky

Non tutti gli ‘spiriti’, anche quelli che si comportano meglio, hanno un santo in paradiso, ma il whisky ce l’ha ed è San Patrizio, irlandese con origini scozzesi.

 A distillare avrebbe imparato dagli arabi che però si erano fatti una cultura con gli alchimisti egizi e dunque a poco serve sventolar bandiere e primogeniture. Così, facendo rotta a oriente si possono scoprire ‘acque di vita’ sensazionali in Giappone dove fantastichiamo che la fioritura dei ciliegi in aprile sia un omaggio annuale a Torii Shingiro che proprio nell’aprile del 1929 commercializzò la prima bottiglia di whisky da lui prodotta.

E poi seguendo la ghirlanda brillante dei tesori liquidi si può fare tappa in Messico, in Tennessee o in Sudafrica e Argentina.

Con buona pace di San Patrizio.

Hai più di 18 anni?

Per accedere al sito devi essere maggiorenne.