“Abbiamo creato un viaggio sensoriale in cui ogni cocktail racconta un personaggio della storia. È un modo per far sognare chi ha deciso di perdersi in questo mondo incantato e ritrovare per una sera la fantasia di un bambino”, afferma il drinksetter Alberto Birollo.
“Sognare è l’unica libertà che nessuno potrà ostacolare”, questa frase pronunciata dal Cappellaio Matto in “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” è un invito a varcare la soglia dell’immaginazione e a perdersi in un mondo dove tutto è possibile. È una delle più simboliche battute tratte dalla leggendaria opera di Lewis Carroll: un romanzo che racconta un mondo immaginario, popolato da personaggi iconici rimasti nella memoria di ogni lettore. Dal Bianconiglio allo Stregatto, passando per la Regina di Cuori, il Cappellaio Matto e la protagonista Alice: figure davvero fuori dal comune, ognuna con un carattere che contribuisce a rendere il racconto un viaggio affascinante tra fantasia, assurdo, allegoria e profondità simbolica. La storia della bionda bambina di 7 anni ha ispirato diverse generazioni, rendendo questo libro uno dei più letti e apprezzati dal pubblico di grandi e piccoli. Un’opera che ancora oggi lascia la sua impronta nell’arte, nella musica, nel cinema, nel design e nella moda fino a contaminare anche il mondo della mixology. Infatti, in occasione dell’Alice in Wonderland Day del 4 luglio, Anthology by Mavolo ha ideato “Alice’s Wonderdrinks”, una drinklist creata per celebrare i 160 anni dalla pubblicazione dell’intramontabile racconto per bambini. “Tutti conosciamo la storia di Alice e del suo straordinario viaggio: un sogno surreale popolato da animali fantastici, personaggi stravaganti e situazioni al limite dell’assurdo. È un mondo meraviglioso e immaginario, ma così vivido e potente da averci fatto viaggiare con la mente ogni volta che ne abbiamo sfogliato le pagine o visto una delle sue tante versioni. Con questa drinklist ho voluto rendere omaggio a quella magia, trasformando il racconto in un’esperienza sensoriale tutta da gustare. Ogni cocktail è ispirato a uno dei protagonisti della storia, reinterpretato attraverso aromi, colori e suggestioni che ne evocano l’anima e la personalità. È il mio modo di raccontare, attraverso il linguaggio del gusto, un mondo dove tutto è possibile. E, soprattutto, è il mio invito a lasciarsi andare, anche solo per una sera, e a tornare a sognare come si faceva da bambini”, ha affermato Alberto Birollo, drinksetter di Anthology by Mavolo.
Ed è così che nasce Alice’s Dream, un cocktail che rende omaggio alla protagonista della storia e cattura la delicata sfumatura delle ore del giorno in cui il sole si fa più gentile; “All in the golden afternoon” è il verso della poesia che fa da introduzione al libro di Lewis Carroll e quel colore dorato nel bicchiere è già di per sé una magia. Il drink The Cat’s Smile, invece, è ispirato allo Stregatto: il celebre gatto del Cheshire, con la sua natura evanescente e vaporosa quanto imprevedibile. Si tratta di un cocktail dal colore impalpabilmente rosato che rievoca la presenza sfuggente e misteriosa di questo essere fantastico, capace di apparire e scomparire a piacimento, in cui il mezcal ne esprime l’umorismo pungente e malizioso. La garnish? Una fetta di pompelmo che richiama il suo inconfondibile sorriso arcuato. Poi c’è Mad Hat, il mix dedicato al Cappellaio Matto: un personaggio bizzarro e sfortunato, intrappolato in una vita semplice, confusa e a tratti amara; niente di più appropriato di un cocktail dallo swing davvero bitter, dal colore stravagante e dall’anima sorprendentemente profonda proprio come i discorsi del Cappellaio, all’apparenza insensati ma mai davvero privi di significato. Queen’s Elisir è invece il drink intitolato alla Regina di Cuori: sanguinaria, impulsiva e con un cuore che sembra fatto di ghiaccio; ma dietro al suo temperamento stizzoso si cela una complessità sorprendente: proprio come questo mix dai toni scarlatti che si presenta con un approccio gelido, ma rivela, al primo sorso, un calore inaspettato. Un drink, quindi, che sorprende, esattamente come la Regina. Infine c’è White Rabbit, il meraviglioso cocktail che rimanda alla figura del Bianconiglio: solo il candido coniglio frenetico, sospettoso e delizioso avrebbe potuto firmare con la sua energia bianca questa coppa immacolata e irresistibile, in cui i fiori di lavanda viola, simbolo della calma e della serenità, rappresentano il contrasto perfetto. È come se, in un attimo sospeso, anche lui si fosse fermato a respirare, almeno per un sorso.
LE RICETTE:
ALICE’S DREAM
Ingredienti:
60 ml gin Himbrimi Winterbird;
10 ml succo di limone;
10 ml sciroppo Falernum Bacanha;
5 gocce Ms. Better’s Bitters Banana e Bergamotto;
4 gocce Ms. Better’s Bitters Miraculous Foamer;
Garnish: viola bianca e una spolverata di noce moscata.
Procedimento: Per prima cosa versate tutti gli ingredienti in uno shaker. Agitate energicamente e infine servite filtrando in una coppa ben raffreddata. Guarnite con una viola bianca del pensiero e una spolverata di noce moscata.
THE CAT’S SMILE
Ingredienti:
30 ml Mezcal Le Tribute;
150 ml Pink Grapefruit Le Tribute;
20 ml succo di lime;
Garnish: una fetta di pompelmo rosa.
Procedimento: Iniziate versando tutti gli ingredienti in un bicchiere Collins colmo di ghiaccio, nel seguente ordine: succo di lime, Mezcal e Pink Grapefruit. Mescolate delicatamente e infine guarnite con uno spicchio di pompelmo rosa.
MAD HAT
Ingredienti:
30 ml Amaro Zerotrenta;
10 ml sciroppo di zucchero di canna Bacanha;
5 gocce di Ms. Better’s Bitters Cafè Maderas;
30 ml whisky Brave New Spirits Lighthouse Peated;
Garnish: una ciliegia da cocktail.
Procedimento: Per preparare il drink “Mad Hat” mescolate tutti gli ingredienti in un mixing glass, quindi versate in un tumbler basso colmo di ghiaccio. Guarnite con una ciliegia da cocktail.
QUEEN’S ELISIR
Ingredienti:
20 ml gin Amuerte Black;
20 ml sweet vermut;
20 ml Cherry Brandy;
20 ml succo fresco di arancia rossa;
Garnish: una mora.
Procedimento: Per realizzare il cocktail “Queen’s Elisir” versate tutti gli ingredienti in un tumbler basso colmo di ghiaccio tritato, e mescolate bene con uno spoon fin quando il colore non è completamente uniforme. Guarnite con una mora.
WHITE RABBIT
Ingredienti:
40 ml Cachaça 51;
40 ml Crème de Coco Damoiseau
20 ml sciroppo Bacanha caramello salato;
Garnish: fiore di lavanda.
Procedimento: Per prima cosa versate tutti gli ingredienti nel frullatore insieme a 8-10 cubetti di ghiaccio e frullate fino a ottenere una crema omogenea. Infine, versate il composto in un tumbler basso. Guarnite con un fiore di lavanda.
Cose che non abbiamo ancora fatto con lo champagne:
berlo in una scarpetta tacco dodici, stappare la bottiglia con una spada da ussaro, sprecarlo sul podio di una qualsiasi gara motoristica, riempirci la vasca da bagno, chiamarlo spumante, cucinarci il brasato, dimenticarlo a casa di qualcuno, dimenticarlo in taxi, dimenticarlo.
Lo champagne è un’ottima cura per la memoria, non c’è coppa che non si riempia subito di ricordi, anche di ricordi che non avete mai avuto ma vi sarebbe piaciuto avere. Napoleone e Čechov non bevevano, se non un poco di champagne. Il primo per ricordarsi delle vittorie ancora da ottenere, il secondo per ricordarsi delle parole ancora mai scritte.
È il 1968 e lo scrittore Mario Soldati parte per un suo ‘viaggio in Italia’ incontro a vigneti e cantine, alla ricerca della verità del vino.
Ne uscirà un bel libro
Quel mondo è oggi cancellato ma di quel libro resta viva l’idea del vino come poesia che si gusta meglio, e si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo.
È una frase molto citata, ma a volte non serve essere originali.
Per completarla si può dire che il vino non è che il verso di un poema più ampio che comprende terre, culture, popoli e persino poeti di molte parti del mondo.
Cercare la verità del vino – che abbia la dolcezza seduttiva di quelli liquorosi o la fresca giovinezza dei bianchi marini, il saldo carattere dei rossi pensosi o l’aromatica complessità dei vermouth – per offrirne la bellezza (con moderazione) ci sembra un compito meraviglioso.
Philip Marlowe è un investigatore tutt’altro che sentimentale, e quando sorride sembra un lupo. Almeno quando a interpretarlo è Humphrey Bogart. Le sue sono storie nere. Ma beve volentieri il ‘succhiello’ (Gimlet, per chi detesta i gialli), un cocktail fortificato dal gin e benedetto dalle note solari di cedro e lime. Questa è la nostra idea di mixability. Uno sciroppo non è uno sciroppo, ma è parte del tutto come avrebbe detto un maestro zen e il Paese delle Meraviglie
— quello dove la verbena, il bergamotto o il gelsomino, il lampone o la menta sono sapori liquidi —
per essere apprezzato dev’essere mescolato, inventato, dimenticato e inventato di nuovo. Questa era anche l’idea di Alice, una bar tender coi fiocchi.
Abbinare colori, abbinare amori, abbinare aromi, abbinare profumi, abbinare emozioni, abbinare eccezioni, abbinare temperature, abbinare temperamenti, abbinare impressioni, abbinare memorie, abbinare convenzioni, abbinare trasgressioni.
Sublimare e mescolare.
Certi liquori sono come il diario di un naturalista che si aggira la mattina nel suo orto botanico e spia la maturazione delle essenze, l’intensità delle fragranze, l’empatia degli effluvi. Sa che niente di quello che vede e apprezza domani sarà uguale e si sforza di fissare sul foglio il momento perfetto in cui un fiore e un arbusto sembrano fondersi in una sintesi toccante e per sempre nuova.
Rum rhum ron ron!
Sono le fusa di un gatto disteso sul cassero di teak del San Antonio, l’ultimo galeone di Capitan Kidd in rotta per Barbados. Se ne sta ben attento che l’ombra delle colubrine non gli tolgano il sole, ma provateci voi a dormire tranquilli mentre fioccano i proiettili, il mare si gonfia come un’acciuga che fa il pallone e i pirati urlano come diavoli.
Ci vorrebbe un buon sorso di rum che sappia di vaniglia e caramello o di biscotti al burro e frutta tropicale o spezie e legno dolce.
Basta aprire gli occhi e seguirci nelle nostre esplorazioni tra le isole e i secoli, a bordo di un’amaca.
Su, non fate i gatti.
Come in ogni mitologia la storia di tequila e mezcal inizia da una dea, Mayahuel, generosa e materna.
È lei a manifestarsi nelle forme dell’agave dalla polpa ricca d’acqua, che nel deserto diventa una manna biblica per gli assetati. I sacerdoti la facevano fermentare e la bevevano per parlare con gli dei più loquaci. Quando Hernán Cortés entrò in Messico nel 1519 e si accorse che il brandy portato dalla Spagna era finito, grazie ai suoi alambicchi trovò nell’agave una fonte abbondante per ritrovare il suo spirito.
Quattro secoli dopo e dopo anni di scorribande rivoluzionarie, nel 1914 a Città del Messico s’incontrarono Emiliano Zapata e Pancho Villa. Zapata veniva da sud, terra di mezcal, e Villa da nord, terra di tequila. Ma neppure Mayahuel riuscì a metterli d’accordo.
A noi restano una storia, la nostalgia della revolución e i magnifici doni dell’agave.
Il gin ha nel nome l’anima balsamica di una pianta officinale, il ginepro, e l’ombra alchemica di un jinn della tribù persiana dei folletti, naturali amici dell’uomo.
Per questo in ogni bottiglia sta al sicuro un vero ‘genio’, impaziente di tornare libero. Bevanda terapeutica nelle mani di Dioscoride, medico di Nerone, o dei dottori della Scuola salernitana, conforto di monaci ortolani e distillatori, lenimento alle epidemie medievali, coraggio dei cavalieri olandesi nella guerra dei trent’anni, il gin si è avventurato presto nel mondo, e noi nel mondo abbiamo inseguito le sue interpretazioni più segrete e meraviglianti.
Consolazione per lo ‘spirito’ dei marinai è la risorsa elettiva per i cocktail, tra tutti l’Hemingway Martini che del vermouth vuole solo uno sguardo. La proporzione di 15 parti (di gin) a 1 fu ispirata dal generale Montgomery cui piaceva bere bene e vincere facile (era quello per lui il giusto rapporto tra amici e nemici in battaglia).
non significa solo conoscere meglio Zosimo di Panopoli (leggendario inventore del primo alambicco) che Cicerone (sicuro autore di 58 orazioni), ma imparare un paesaggio dal colore del saké, riconoscere una musica nell’intensità della vodka o vedere i profumi di un secolo nelle sfumature dell’armagnac
Il silenzio favorisce la degustazione,
questa favorisce la parola, che favorisce la comprensione.
Non tutti gli ‘spiriti’, anche quelli che si comportano meglio, hanno un santo in paradiso, ma il whisky ce l’ha ed è San Patrizio, irlandese con origini scozzesi.
A distillare avrebbe imparato dagli arabi che però si erano fatti una cultura con gli alchimisti egizi e dunque a poco serve sventolar bandiere e primogeniture. Così, facendo rotta a oriente si possono scoprire ‘acque di vita’ sensazionali in Giappone dove fantastichiamo che la fioritura dei ciliegi in aprile sia un omaggio annuale a Torii Shingiro che proprio nell’aprile del 1929 commercializzò la prima bottiglia di whisky da lui prodotta.
E poi seguendo la ghirlanda brillante dei tesori liquidi si può fare tappa in Messico, in Tennessee o in Sudafrica e Argentina.